Cesare Andreoni Futurista
LeoGalleries – Monza
Via de Gradi 10
dal 9 novembre 2025
al 21 dicembre 2025
LeoGalleries, in collaborazione con l’Archivio Cesare Andreoni, dal 9 novembre al 21 dicembre 2025 presenta la mostra di Cesare Andreoni (1903-1961), artista poliedrico e complesso, vissuto nella Milano in fermento del Futurismo.
La mostra in galleria
Curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, l’esposizione prevede una serie di olii e chine degli anni Venti-Trenta di chiara impronta futurista, capaci di restituire al pubblico il ritratto di un artista che ha saputo attraversare una delle più intense, febbrili e importanti stagioni artistiche del Novecento. La modernità (tanto cara all’Avanguardia di Marinetti), anche se non sempre protagonista a livello tematico, emerge nel trattamento della composizione: colori, forme, costruzione dei piani si ritrovano sia nelle ambientazioni urbane che nelle visioni più paesaggistiche. Come suggeriscono i titoli delle opere presenti in mostra, Andreoni non dipinge città ma “Metropoli”, quasi sempre sorvolate da aeroplani che tagliano cieli notturni, tra imponenti viadotti e grattacieli squadrati, quasi monolitici, dalle cui finestre brilla la potenza di centinaia di lampade elettriche. Il verde della natura torna nei dipinti dedicati al “Galoppo” (1937) e alle “Auto in corsa” (1935), due motivi pittorici da sempre apprezzati dai futuristi, a partire dalle ricerche sulla velocità e il dinamismo di Balla e Boccioni. Le chine su carta, invece, risentono dell’affermarsi di un nuovo clima stilistico all’interno del Movimento. Il “mondo visto dal cielo” dell’aeropittura, innesta arditi scorci prospettici tra gli intrecci d’ali dei velivoli in una dinamica frammentazione geometrica, incorporando aeroplani, paracadutisti e perfino motoscafi. Andreoni ha saputo interpretare con la stessa originalità anche trame e soggetti meno convenzionali al repertorio futurista. Tra le opere esposte è il caso dei dipinti “La tempesta” (1927-1930) e “Le danzatrici” (1927-1928), in cui l’energia e lo slancio dell’Avanguardia riverberano ora nel furore di un fulmine, ora nel vortice di un ballo.
Cesare Andreoni secondo Massimo Duranti
Come scrive Massimo Duranti nella presentazione della mostra, Cesare Andreoni «nell’ambito degli sviluppi del Movimento marinettiano degli anni dalla metà dei Venti in poi, il Futurismo milanese ha svolto un ruolo importante e in questo ambito spicca la figura multiforme di Cesare Andreoni, il quale, insieme a un gruppo di futuristi, costituisce uno dei “luoghi del Futurismo”, termine che codificò Enrico Crispolti nel lontano 1982 in occasione dell’ormai “storico” convegno a Macerata. I “luoghi” esplosero soprattutto negli anni Trenta, ma gruppi futuristi locali e regionali ne nacquero già verso la metà dei Dieci. Vicende queste importanti nella storia del Futurismo, incredibilmente dimenticate nella mostra (e nel catalogo) sul Futurismo alla GNAMC dello scorso anno, così come è stato inconcepibilmente cancellato, lo stesso Andreoni, il quale negli esiti appare figura di rilievo negli sviluppi temporali, appunto, per aver operato nel solco della “ricostruzione futurista dell’universo” e del concetto di “arte-vita”».
Pittore, grafico, scenografo, con un interesse particolare per l’arredo, la moda e l’ambientazione – in perfetta sintonia con ciò che si sostiene in “Ricostruzione futurista dell’universo”, manifesto del 1915 firmato da Balla e Depero – Andreoni muove i primi passi nell’orbita futurista aderendo formalmente al Movimento nel 1924, in occasione del I Congresso Futurista che si svolge a Milano. Dopo varie esperienze in mostre collettive, nel 1931, anno in cui, insieme a un gruppo di colleghi, aderisce al “Manifesto dell’Aeropittura”, tiene la sua prima personale a Genova, dove convivono opere figurative della prima metà degli anni Venti e lavori futuristi della fine dello stesso decennio. È un esordio “meccanico”, che lo vede impegnato anche nel campo della progettazione, della grafica, dell’arredo (è del 1928 l’apertura a Milano della sua Bottega d’arte, specializzata nella realizzazione di arazzi, cuscini, vestaglie, trousse, scialli, oggetti…). Nel giro di pochi anni, nel lavoro di Andreoni si affaccia da un lato un interesse per la complessità delle atmosfere, e dall’altro l’aeropittura. Nessun genere, tuttavia, predomina rispetto agli altri. Anzi, sul finire degli anni Trenta, compaiono anche suggestioni cosmiche dovute alla vicinanza di Prampolini. La partenza per il fronte nel 1941 segna un profondo cambiamento per Andreoni. Nei suoi “quaderni di guerra” narra fedelmente la crudeltà di un conflitto in cui vinti e vincitori patiscono lo stesso tragico destino. L’esperienza al fronte lo prova gravemente soprattutto a livello fisico. Nel dopoguerra, la sua pittura risente di ascendenze metafisiche e surreali ma, pur continuando a lavorare ed esporre, la sua è la figura di un isolato.